A lume di candela…bro
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3 Giugno 2019La chiesa, dedicata a Sant’Antonio da Padova, sostituì la prima chiesa madre intitolata a Santa Maria delle Grazie consacrata nel 1650, quello che si apre alla nostra vista oggi è invece il risultato di una lunga opera di restauro (1984-2006) successiva al terremoto del 1968. Il terremoto e la successiva opera di ricostruzione, ha investito non solo la chiesa madre ma tutta la piazza, che conserva comunque anche con le fattezze di oggi un certo fascino, grazie alla luce e al suo incantevole panorama. Le ferite del terremoto si vedono tutte nell’architettura della piazza e della chiesa madre, questo tratto distintivo rendono tutto il complesso ancora più drammaticamente bello.
Piazza Vittorio Emanuele III è il fulcro di Menfi sin dalla sua fondazione nel Seicento.
Da Palazzo Pignatelli si diparte Via Garibaldi, un tempo il “corso” del paese, che, incrociando altre vie, crea quella struttura a scacchiera tipica del XVII secolo, che si estende fino ai confini della città definiti da quattro cappelle dedicate alla Vergine.
Parallela a via Garibaldi corre Via della Vittoria, già Via Popolo, che fu costruita agli inizi dell’Ottocento in conseguenza dello sviluppo demografico. Il terremoto del 1968 ha abbattuto i due edifici più importanti della piazza: la Torre eretta nel XIII secolo da Federico II di Svevia (Torre Federiciana) e la Chiesa Madre, costruita tra il XVII e il XVIII secolo. La piazza ad oggi è il centro della vita sociale del paese, assolve il suo compito di Agorà, basti pensare che gli spettacoli inscenati tra gli altri dal Maestro Bondì, per la manifestazione conclusiva di INYCON i suggestivi giochi pirotecnici, si svolgono proprio nella piazza gremita palcoscenico naturale per le suggestioni del Giovane Scenografo Menfitano.
Chi si accosta alla visita degli edifici della piazza, potrà notare come le ferite lasciate dal terremoto negli edifici siano state “ricucite” puntando alla valorizzazione di ciò che era con uno sguardo a ciò che sarà, per cui il fianco destro della Chiesa Madre, con una piccola porzione di facciata e la parte terminale della navata laterale è quanto resta della costruzione settecentesca: seguendo questa logica “conservativa”, la porzione rimasta in piedi, è stata inclusa nel nuovo edificio.
Chi entra in chiesa dalla piazza, dove sta la facciata principale, trova l’altare sulla destra, posto al centro di quella che era la parete laterale.
Nel corso dei secoli la chiesa fu arricchita da pregevoli opere d’arte come la seicentesca statua lignea di S. Antonio da Padova, il gruppo scultoreo della Vergine del Rosario tra i santi Caterina e Domenico (secolo XVII), alcuni dipinti settecenteschi di frate Felice da Sambuca, sculture lignee di Bagnasco e un notevole Crocifisso in legno con croce rivestita in lamina d’argento (secolo XVII).
Il tetto della nuova chiesa è accessibile e da esso si possono godere da un lato lo splendido panorama del mare, guardando oltre la piazza, e, dall’altro lato, quello dell’interno. Ricostruita su progetto dell’architetto Vittorio Gregotti.