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Commissionata dalla famiglia dei Tomasi di Lampedusa, la chiesa madre di Palma di Montechiaro dedicata alla Maria Santissima del Rosario, è un mirabile ed importante esempio di barocco siciliano, la storia dell’edificio sacro si muove con quella del paese stesso, fondato nel 1637 nell’operazione che vide ripopolare i latifondi dei ricchi possidenti dell’isola.
Sorge dove precedentemente sorgeva la piccola chiesa di San Giuseppe, la fondazione della chiesa madre è datato 1666.
La facciata è chiusa tra due campanili, per arrivare sul sagrato si deve percorrere una lunga e suggestiva scalinata, che fa pensare ad un bell’abito co uno strascico o un velo molto lungo.
La chiesa è a pianta longitudinale con tre navate, transetto e cupola.
All’interno della chiesa sono presenti stucchi in stile neoclassico, sono presenti due cappelle una che contiene delle reliquie donante a Carlo Tomasi dal Cardinale Sforza Pallavicini, che non sono le sole presenti in chiesa ci sono anche quelle di Santa Cecilia Martire, San Luciano, San Pio, sant’Elia.
Disposti a croce ai lati del Duomo furono costruiti i due oratori del SS. Sacramento e della Vergine del Rosario.
È scomparsa la vecchia pavimentazione in maioliche decorate con i simboli dei Tomasi e quella attuale risale al 1984 ed è in marmo di Carrara, all’interno della chiesa potrete ammirare anche l’organo di legno in oro zecchino e la bellissima porta di stile barocco dipinta ad olio.
In passato, ogni anno il giorno 8 settembre, si festeggiava la patrona della città, la Madonna del Rosario, la cui immagine sacra è custodita nell’oratorio a est del Duomo.
In tale occasione tutti i devoti con i propri muli e cavalli bardati all’antica si recavano in Chiesa, passando per la scalinata, per la dedica del frumento alla Madonna.
Insomma, le “tozze colonne di marmo rosso” citate nel “Gattopardo” si possono ancora oggi guardare visitando il Duomo di Palma.
“Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra.”
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